La “faraona” più amata in Italia

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    June

    Nel nostro Paese, ormai, è molto conosciuta la gallina Faraona, ma le sue origini sono non solo antiche, ma anche molto lontane dai nostri territori.

    Origini

    Si tratta di un uccello galliforme della famiglia dei Numididi, diffuso, inizialmente, in Africa, incluso il Madagascar. Il suo habitat naturale, infatti, è costituito da foreste aperte, zone semidesertiche, boscaglie, steppe, praterie e pianure coperte d’erba. Sarebbero stati greci e romani ad introdurlo nel nostro continente, in antichità, rendendolo addirittura un animale domestico. La stessa sorte toccò anche agli esemplari che approdarono nelle Americhe, dove, però, riuscirono ad acclimatarsi meglio, tanto da poter essere ritrovati anche allo stato brado. In Europa, invece, le prime razze domestiche si estinsero, per essere poi reintrodotte, all’inizio del quattrocento, da navigatori portoghesi, direttamente dal Golfo di Guinea, la popolare insenatura dell’oceano Atlantico in corrispondenza dell’Africa occidentale. Da qui si capisce anche come, in inglese, questo animale abbia preso il nome di “Guinea fowl”! Ancora una volta questa specie così particolare non riuscì ad adattarsi completamente al nostro clima, ma non ci fu una rapida estinzione come nel passato. La sua carne, anzi, proprio per questo motivo, rientrò nella tradizione italiana come carne di pregio.

    Caratteristiche

    Si tratta di uccelli gregari, che vivono in monogamia. Negli allevamenti la loro cura è praticamente simile a quella da riservare ai polli, con i quali, però, spesso si azzuffano e non hanno un buon rapporto. Possono arrivare anche a 60 cm di lunghezza, con un portamento molto simile alla gallina ma con un piumaggio molto appariscente che cattura l’attenzione. Tantissime sono le varietà che si distinguono anche proprio dai colori, che possono variare, tra gli altri, tra l’azzurro ed il lilla. Ma la caratteristica più evidente di questi animali è il corno che portano sulla testa, che dona loro il nome di “faraona mitrata“, appunto, dalla forma della mitra episcopale.

    Cucina

    In cucina questi animali vengono trattati come carne bianca, in una posizione di mezzo tra polli e fagiani. Caratteristica è la ricetta che li cuoce nella creta, che da tradizione è attribuita ai Longobardi, con la quale questi uccelli vengono cotti, esattamente come accade ancora in Africa orientale, dove questi animali sono presenti allo stato brado e costituiscono, quindi, una grande fonte di cibo per la popolazione indigena.

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