Il miglior aiuto in fattoria: il cane pastore

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    March

      La vita in fattoria ha una serie interminabile di pregi, sia a livello pratico che morale, sociale, spirituale. Il sistema immunitario si rinforza, le stagioni vengono vissute per quello che sono, con i colori, sapori e gli input naturali. Le festività diventano momento di aggregazione e tantissimi amici e parenti non aspettano altro per poter raggiungere questi luoghi di pace e serenità, dove il tempo sembra scorrere diversamente e le ore si riempono di significati diversi, che nutrono l’anima. Ma, come tutte le cose, anche questo stile di vita contiene i suoi rischi e le fragilità intrinseche di una vita così lontana dalla “sicurezza” del cemento e dalle comodità della città. Tra i tanti, di sicuro, c’è il problema della predazione: molti animali allevati in fattoria, soprattutto se tenuti liberi e all’aperto, possono incorrere nella possibilità di finire divorati o semplicemente uccisi da animali selvatici, come i lupi, che in loro vedono un potenziale banchetto. Da qui e dalla innata fedeltà ormai nota sin dai tempi più antichi (in Siberia sono stati ritrovati i resti di una “tomba” che conteneva un uomo e un cane, insieme), è nata la necessità della presenza di uno o più “guardiani” che potessero difendere il bestiame dagli attacchi esterni: il cane pastore.

    Carattere, indole, peculiarità

    Il cane pastore è molto differente, per indole, stazza e carattere, dal cane da caccia. Non rincorre prede sotto i comandi (o meno) del suo padrone e non è un “cane da riporto”. Si tratta di un tipo di animale molto fiero, coraggioso, imponente, pronto a proteggere il gregge e la famiglia umana come fosse un bodyguard a tutti gli effetti. Di razze di pastori ne esistono tantissime, ognuna con peculiarità fisiche e caratteriali differenti. In particolare, tra le più celebri, c’è il Maremmano Abruzzese, un animale veramente degno di nota per moltissimi motivi.

    Il pastore abruzzese

    Appartiene al ceppo dei grandi cani bianchi del Centro Europa, stirpe antichissima di guardiani di armenti e del gregge, dal carattere diffidente e bellicoso, arrivato in Italia dal Medio Oriente. In Italia Centrale Meridionale (Appennino Campano e Puglia) la razza si è evoluta e, già nel I secolo d.C., questo animale  viene definito da Columella, scrittore romano di agricoltura, strenuo difensore del gregge dagli attacchi del lupo. Per la scelta di questi animali nulla è un caso. Anche il colore del mantello, notoriamente bianco, folto e candido, viene apprezzato dai pastori perchè, soprattutto in passato, dove molti strumenti tecnologicamente avanzati non esistevano, impediva che, in caso di assalto dei lupi al crepuscolo, venisse scambiato per uno dei predatori. Ancora oggi questa razza viene impiegata per ostacolare i lupi ed, anzi, un intelligente progetto della Regione Piemonte prevede di assegnare agli allevatori dei soggetti addestrati, per difenderli da eventuali attacchi del predatore, evitando una caccia selvaggia a un animale che è troppo vicino al rischio di estinzione, ormai. La caratteristica più forte di questo cane, però, oltre che nel mantello e nei suoi meravigliosi occhi color ocra, risiede nel carattere. Fiero, sicuro, indipendente, non accetta ordini ma preferisce collaborare con l’uomo. Spesso è poco dedito alle “smancerie” ma questo non gli preclude un rapporto molto empatico e d’affetto profondo con il padrone. È un cane che non si sottomette ma disposto al “dialogo”, sa ascoltare le istruzioni che gli si impartiscono e quasi, qualcuno dice, valutarle, prima di eventualmente farle proprie. Pretende rispetto per dare rispetto, per cui con lui bisogna essere leader ma mai cercare sottomissione attraverso la dominanza. Diffidente con gli estranei, tuttavia non mostra aggressività se non si vede strettamente costretto ad usarla. È un ottimo compagno di vita che può vivere anche oltre 10 anni, nonostante la sua stazza.

    Il cane pastore in generale

    Definiti anche “cani da pecora” (in genere epiteto che si dà proprio ai Pastori Abruzzesi), questi animali è importante che mostrino un grande attaccamento al gregge, che non deve venir mai lasciato incustodito; ovviamente, deve mancare totalmente l’istinto predatorio verso le pecore, che deve essere sostituito da un forte senso di protezione nei loro confronti. Il coraggio di questi cani, spesso posseduti anche in numero superiore a due, per greggi o territori molto grandi, servirà ad affrontare anche uno o più lupi: l’azione di gruppo, infatti, è molto spesso la tattica vincente! Di solito, comunque, l’aggressività e l’attacco vengono “evitati”. È la dissuasione a convincere i lupi ad andar via. Anche la costituzione deve essere particolarmente esigente in termini di resistenza e robustezza: le pecore si ritrovano a pascolare anche in pieno inverno, a temperature proibitive, e questi cani non devono, ovviamente, patire le condizioni climatiche e risultare, comunque, efficienti in ogni situazione. Non è infrequente trovare questi animali insieme al gregge, con il pelo increspato dal vento e lo sguardo fiero, dotati di collari particolari, con “spuntoni” di metallo (il vreccale). È l’unico caso in cui questa contromisura ha senso, poichè è un impedimento nei confronti del morso del lupo! Anche la gerarchia si rende evidente al primo sguardo: in genere, se anche il branco è composto da cuccioli, femmine e maschi, è il maschio dominante a fare da “capo”, finchè non viene spodestato da uno più giovane (e quindi prestante) col passare degli anni. Una piccola curiosità: in passato questi cani erano tenuti in fattoria perchè erano quasi “a costo zero“. La lavorazione del latte, infatti, garantiva la base alimentare del cane, attraverso il siero che rimane dopo la preparazione del formaggio e della ricotta. Inoltre questa “dieta liquida” poteva essere integrata con pane secco e, periodicamente, placente di pecore ottenute dal parto. Ovviamente, oggi le cose vanno diversamente ed il cane è un membro della famiglia da nutrire e curare nella maniera più appropriata possibile, anche per tenerlo in forma e in salute per un gran numero di anni, oltre che per una questione di affettività. Sono tanti anche i meticci e gli incroci che rispettano questi canoni e si possono candidare ad essere ottimi cani da pastore; non è raro, infatti, trovarne in piccoli gruppi ad accompagnare i greggi nei loro pascoli, in tutte le stagioni.

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